la potenza del consenso traslativo
la potenza del consenso traslativo
LA POTENZA DEL CONSENSO TRASLATIVO
Il Notaio è un professionista speciale.
Che significa papà?
Tu sai che cos’è un professionista?
Uno che lavora?
Certo, ma non tutti quelli che lavorano sono professionisti. Si può lavorare e non essere professionisti; così come si può essere professionisti e non lavorare.
Mi stai confondendo.
Hai ragione, partiamo dall’inizio; il professionista, una volta, era colui che esercitava una professione intellettuale o liberale come attività economica primaria, indipendente, senza rapporto di subordinazione nei confronti di un datore di lavoro.
Allora tutti quelli che sono “dipendenti” non possono essere professionisti.
Una volta era così.
Perché ora com’è?
Ora è che non ci sono più professionisti, perché sono tutti professionisti.
E com’è possibile?
Perché si sono imbrogliate le parole.
Cioè?
La conosci la storia della torre di Babele?
Certo, volevano costruire una torre che arrivasse fino al cielo, e per farla c’era bisogno di tante persone. Sicchè cominciarono ad assumere parecchi extracomunitari, di tutti i paesi, ognuno parlava una lingua diversa e dopo un pò non c’era più nessuno che riuscisse a farsi intendere, né qualcuno che intendesse cosa fare: una Babele, insomma, come quando torna da scuola Nicoletta.
Hai una visione leggermente creativa rispetto al racconto biblico ma va bene lo stesso; c’è qualcosa che contribuisce a creare confusione. Non c’è più il bianco e il nero, il caldo e il freddo, il bello e il brutto…il bene e il male.
Ho capito.
Che hai capito?
Che non ci sono più le stagioni di una volta, papà.
Ho capito.
Che hai capito?
Che mi vuoi sfottere, figlio mio.
Non ci sono più i figli di una volta.
Se è per questo…manco i padri.
Va bè, ma perché il Notaio è un professionista speciale?
Perché man mano che cambiano le stagioni, sebbene stagionato, s’adegua ad ogni clima, restando immutato. E’ una regola: il panta rei. Se è vero che tutto scorre una cosa, almeno, non scorre: la regola che vuole che tutto scorra.
E se, come abbiamo detto, non ci sono più le stagioni di una volta, non c’è più il Notaio?
No, non è così. Non c’è più il Notaio di una volta. C’è il Notaio di adesso. Egli è sempre figlio dei suoi tempi.
Ma perché speciale?
Perché c’è stato, c’è e ci sarà (sempre che non si suicidi nel frattempo).
Chi?
Il Notaio.
Scusa papà ma tu non sei il Notaio?
Certo, figlio mio.
E come è possibile che ti possa suicidare? Ho sempre pensato che questo a te non può succedere; si tratterebbe, sicuramente di un omicidio. Tu non ti puoi uccidere, non ne avresti il tempo.
Non so se essere fiero di te o di me stesso e non so fino a quanto quello che hai detto sia una cosa carina; comunque non sono io che mi suicido. E’ il Notariato che, prima che lo ammazzino, nel goffo tentativo di sopravvivere, invece di resistere con dignità e con fierezza, accetta di vestire i panni di un trasformismo prono alla dittatura del mercato, che lo vedrà morire, poco dignitosamente, povero, triste, solo e dimenticato: non se ne accorgerà nessuno.
Che vai dicendo non riesco a seguirti.
E’ la legge di Bearzot.
Cioè?
Chi tiene i soldi comanda!
E quindi?
Le regole non servono più, o meglio, le regole che ci sono si devono cambiare; anzi il Legislatore non serve più. Perché ci deve essere qualcuno (lo Stato) che decide quali siano o quali debbano essere le regole? Perché ci deve essere qualcuno cui debba essere demandato il compito di controllare che le regole siano rispettate? Le regole devono essere stabilite dalla autonomia dei singoli. Le regole se le debbono fare loro. Il diritto soggiace alle regole dell’economia. Tutti spendono e spendono e spendono e nessuno paga; un giorno, non molto lontano, qualcuno dovrà pagare, ma i soldi non ci saranno, e a pagare saranno sempre gli stessi: quelli che hanno speso di meno degli altri.
E il professionista speciale non può far nulla?
Può far qualcosa se non perde la sua specialità, se non perde i suoi superpoteri. Se recupera, con l’impegno giornaliero, la dimensione eroica del suo quotidiano.
Mi fai un esempio?
Certo, lo sai che una cosa si può muovere con la velocità del pensiero, e anche più velocemente, per effetto di una semplice regola?
E dimmela.
Vedi quella montagna?
Si.
Sai di chi è?
Di Bearzot?
No era sua, fino a stamattina, poi è venuto da me, nel mio studio, insieme a Filano e mediante il semplice consenso, legittimamente manifestato, quella immensa proprietà, in meno di un attimo è fuoriuscita dalla sfera giuridica di Bearzot e, senza fragori, senza clamori, a mio ministero, è stata trasferita a Filano.
E ora è di Filano?
Certo, ma basta un attimo, per operare un altro trasferimento.
Figo! Come una specie di teletrasporto, allora già esiste e si fa nel tuo studio, non ci posso credere.
Certo, è la potenza del consenso traslativo.
E via …per nuove incredibili avventure.
La potenza del consenso traslativo
giovedì 13 settembre 2007